“Oltre l’80% delle nostre aziende sta già lavorando a misure ‘salva-impresa’. L’obiettivo è ttentare di arginare le conseguenze dei rincari sulle materie prime”, dichiara il presidente di Conflavoro PMI Roberto Capobianco a margine dell’incontro con il Gruppo di lavoro sull’impatto del conflitto in Ucraina per il sistema produttivo, presieduto da Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico. “Migliaia di attività, infatti, hanno dovuto aumentare tra il 15% e il 60% i prezzi, con inevitabili impatti sulle tasche dei consumatori. Il 65% di loro ha dovuto tagliare i costi, mentre più del 20% è stato costretto a licenziare. Calano inoltre le previsioni sugli ordini, mentre sono in aumento per il 40% delle PMI i tempi di attesa per l’incasso dei crediti, che ormai supera i 60 giorni”.
I riflessi della svalutazione del rublo annulleranno le pianificazioni finanziarie relative agli investimenti oggi in fase di ammortamento. Motivo per cui diventa sempre più urgente un intervento governativo: “Il conflitto russo-ucraino – conclude Roberto Capobianco – mette a rischio circa 500 mila posti di lavoro. Come durante la pandemia, anche nell’attuale fase emergenziale le imprese hanno nuovamente bisogno di strumenti per fare fronte alle esigenze immediate di liquidità, attraverso garanzie pubbliche e finanziamenti a tasso agevolato. Se non adeguatamente supportate, per molte PMI sarà impossibile attutire il colpo e, purtroppo, quelle già minate finanziariamente dalla crisi provocata da Covid-19 saranno costrette a chiudere e a licenziare il personale”.