Ospitalità agrituristica e oleoturismo sono realtà fondamentali nel settore ricettivo toscano, al pari dell’enoturismo, ecco perché chiediamo alla Regione di sostenere sempre più le realtà esistenti e impegnarsi a valorizzare le strutture tipiche della filiera dell’olio come i frantoi, i depositi e quelle strutture rurali che possono essere importanti sotto il profilo architettonico, paesaggistico e produttivo. Bene la strada che la Regione vuole intraprendere”. Così Enrico Fantini, presidente di Conflavoro PMI Firenze, intervenuto in merito alle proposte di legge numero 69 sulla disciplina delle attività agrituristiche e numero 79 che disciplina l’oleoturismo e l’ospitalità agrituristica in 2a Commissione Sviluppo Economico e rurale del Consiglio regionale della Toscana presieduta da Ilaria Bugetti, accompagnato da Salvatore Centola segretario regionale della confederazione.
“Dobbiamo a nostro avviso sostenere le realtà esistenti per far comprendere ai fruitori l’iter della coltivazione degli ulivi e lavorazione delle olive, nonché creare una cultura più approfondita, in particolare tra i giovani, in modo che questo ambito possa attrarre un turismo attento. Necessario – il commento di Centola e Fantini – arrivare a proporre una ricettività di qualità e con prodotti km 0, valorizzando nello specifico cultivar autoctone e tipiche del territorio toscano”.
Per Conflavoro PMI Toscana, la Regione deve poi sostenere dei luoghi fissi di degustazione della produzione locale di olio, le oleoteche, oggi poco diffuse, e ipotizzare anche l’istituzione di una scuola dell’olio extravergine toscano così da diffonderne la conoscenza e le peculiarità agli operatori del settore, ai ristoratori e ai turisti stranieri.
In questa ottica rientra anche la ristrutturazione di fondi fatiscenti, ove prevista dagli strumenti urbanistici dei singoli comuni, al fine di farli diventare una nuova occasione di crescita per le aziende del settore e di sviluppo per i territori. “Riteniamo inoltre un passaggio apprezzabile per le aziende agrituristiche il ripristino della previsione normativa inerente ai volumi derivanti da interventi di ristrutturazione urbanistica. Una soluzione specificatamente necessaria nell’ottica dell’implementazione quantitativa della produzione e qualitativa della capacità di accoglienza. Si tratta di aspetti oggi necessari – concludono Centola e Fantini – per restare competitivi nel mercato internazionale. Questa possibilità consentirebbe agli operatori economici di recuperare o restaurare volumi esistenti fatiscenti o non più idonei alle attuali attività, facendoli diventare occasione di crescita per le aziende e di sviluppo per i territori”.