La pandemia ha accresciuto i divari territoriali, di genere, di età e fra i settori produttivi, ma il digitale è la leva per ridurli. Come mostra il dossier presentato negli scorsi giorni da Unioncamere, nel corso dell’Assemblea dei presidenti delle Camere di commercio, l’utilizzo delle nuove tecnologie limita le differenze tra piccole e medio-grandi aziende. Non solo: contribuisce a sostenere la governance delle imprese manifatturiere a conduzione familiare e agevola il recupero delle aziende dei servizi, le più tartassate dal Covid.
La strada, però, è ancora lunga. In parte per colpa, come sottolineato da Conflavoro Pmi nell’ultima Commissione Lavoro della Camera, per il divario tecnologico che con la pandemia fraziona ancora di più il nostro Paese (leggi e rivedi il nostro intervento alla Camera). E, in parte, per la ‘semplice’ mancata conoscenza delle imprese delle possibilità offerte dal Piano Impresa 4.0, oggi rinominato Transizione 4.0.
Difatti, solo il 26% delle imprese italiane è a conoscenza del Piano e, tra queste, il 9%, pur conoscendolo, comunque non investe. Per il resto, vale a dire per i due terzi della manifattura italiana, gli strumenti messi in campo e le grandi opportunità offerte dalle tecnologie sono ancora lontane dall’essere assimilate nel programma di business.
Secondo i dati di Unioncamere e del Centro studi Guglielmo Tagliacarne, il 70% delle micro e piccole imprese che ha avviato la svolta digital ritiene di poter raggiungere i livelli di produttività pre-Covid già nel 2022 (contro il 61% di quelle che ancora non hanno messo in campo investimenti nelle nuove tecnologie), allineandosi così alla quota di medio-grandi imprese che hanno la medesima previsione.
Le imprese familiari hanno risentito particolarmente dei riflessi negativi della crisi pandemica e solo in 6 casi su 10 confidano in un recupero entro il 2022. Tra quelle che hanno investito nel digitale, però, la quota sale al 70%.
Analoghi effetti positivi si riscontrano tra le imprese dei servizi: il 61% di quelle digitalizzate, infatti, ritiene di poter azzerare gli effetti dell’emergenza sanitaria entro il 2022, a fronte del 53% di quelle non digitalizzate.
La digitalizzazione dell’impresa può avvenire in molteplici modi, anche semplicemente iniziando a sostituire i computer ormai datati. Conflavoro Pmi ha già da tempo rinnovato il proprio ufficio nazionale per Bandi e contributi e gli incentivi rientranti nel Piano Transizione 4.0 sono accuratamente spiegati sulla nostra pagina web. Questi e… molti altri di vari natura.
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